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Come spiegare la guerra ai preadolescenti

6 strategie per affrontare il tema con fiducia e rispetto


Quando i nostri figli fanno domande sulla guerra, è facile sentirsi spiazzati. Come rispondere con sincerità senza spaventarli? Come trovare le parole giuste in un mondo così complesso? In questo articolo, nato da un episodio molto sentito del mio podcast, ti accompagno passo passo in un percorso che unisce consapevolezza, empatia e strumenti concreti per aiutare tuo figlio a orientarsi tra notizie difficili e sentimenti confusi. Non servono risposte perfette, ma adulti presenti.

come spiegare la guerra ai preadolescenti
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Indice dei contenuti


1. Perché è difficile parlare di guerra con un figlio

Spiegare la guerra, le pandemie o gli eventi traumatici a un figlio può smuovere in noi genitori emozioni forti: paura, insicurezza, angoscia. Il problema è che spesso queste emozioni si attivano proprio nel momento in cui nostro figlio ci fa una domanda sincera. E allora ci troviamo combattuti tra la voglia di proteggerlo e la paura di dire la cosa sbagliata.


2. Il ruolo dei genitori nella costruzione del senso di sicurezza

Durante la preadolescenza, i figli iniziano ad aprirsi al mondo esterno: amici, educatori, social media. Questo li espone a contenuti a volte inadatti, che arrivano senza filtro. In questo panorama incerto, i genitori rimangono un punto di riferimento fondamentale. Anche se non possiamo controllare tutto ciò che sentono, possiamo offrire uno spazio in cui possano elaborare e trovare un senso.


3. Sei strategie per spiegare la guerra a un preadolescente

Come genitori, non possiamo evitare che i nostri figli sentano parlare di guerra, ma possiamo guidarli nel modo in cui la comprendono. In questa sezione troverai sei strategie concrete per affrontare questi temi delicati con empatia, presenza e parole che costruiscono sicurezza anziché paura.


1. Accogli le domande

Le domande, anche le più spiazzanti, sono un segnale prezioso di fiducia. Non sminuirle, non ridere, non drammatizzare. Apriti all’ascolto e rispondi con calma


2. Dai un nome alle emozioni

Aiuta tuo figlio a riconoscere quello che sente. Puoi dire: “Capisco che possa spaventarti, anche io mi sento così a volte. Vuoi raccontarmi cosa hai sentito?”. Dare parole al vissuto aiuta a normalizzarlo.


3. Offri spiegazioni semplici e adeguate all'età

Niente enciclopedie. Rispondi solo a ciò che viene chiesto. Usa mappe, esempi concreti, e sottolinea anche gli sforzi di pace, non solo i conflitti.


4. Ricorda che sei ancora il loro mondo

Rassicura tuo figlio con onestà: non promettere ciò che non puoi garantire, ma sottolinea che qui e ora è al sicuro, che ci sono adulti che lo proteggono.


5. Evita generalizzazioni e semplificazioni

La guerra non è un film: non ci sono solo buoni e cattivi. Coltiva il pensiero critico, sottolinea la complessità delle relazioni umane e invita alla compassione.


6. Trasforma la paura in azione

L’ansia nasce spesso da una sensazione di impotenza. Offri piccoli gesti concreti che restituiscano agency: creare un diario della pace, raccogliere notizie positive, partecipare a gesti solidali.


4. Come trasformare la paura in speranza e azione

Le parole contano: evita un linguaggio drammatico e senza filtro. Riduci l’esposizione ai notiziari, filtra i contenuti online, crea in casa uno spazio per la condivisione delle emozioni. Ricorda: l'obiettivo non è negare la realtà, ma offrirne una narrazione accessibile, umana, vera.


5. Conclusioni e risorse utili

Arrivati fin qui, forse senti ancora il peso della responsabilità, ma anche una nuova chiarezza. Non esistono parole perfette, ma esistono parole vere, dette con amore e presenza. Parlare di guerra con un preadolescente non è semplice, ma è possibile. E può diventare un’occasione per crescere insieme, seminando fiducia, senso critico e speranza. Parlare di guerra con un preadolescente richiede delicatezza, ma anche coraggio e responsabilità.

Come ci ricorda Daniela Lucangeli:

“L'educazione alla pace non è solo spiegare la guerra. È soprattutto raccontare che esiste un’alternativa: la cura, l’ascolto, il legame.”

Risorse consigliate:

podcast Adolescenza Consapevole
podcast Adolescenza Consapevole

Se questo articolo ti è stato utile, ascolta anche l'episodio 32 del mio podcast Adolescenza Consapevole. Lo trovi su tutte le piattaforme audio. Se vuoi ricevere altri spunti come questo, iscriviti alla mia newsletter o scopri il percorso TALEA: 90 giorni di domande, esercizi e strumenti per genitori consapevoli.


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