Cosa significa essere padre di preadolescenti oggi.
- Giada Vettorato
- 22 ago
- Tempo di lettura: 5 min
10 miti da sfatare sulla paternità
Quando ho iniziato il progetto Adolescenza Consapevole, lo ammetto, ho scelto di rivolgermi soprattutto alle madri.
E' stata una decisione che nasceva dal mio vissuto personale, dal bisogno di offrire alle donne quello spazio di sostegno che io stessa avevo cercato. Ma nel tempo ho sentito che mancava un pezzo: i padri.
Perché anche i padri vivono la preadolescenza dei figli come una sfida enorme, solo che spesso lo fanno in silenzio. Mi capita di incontrare uomini che si sentono inadeguati, sotto esame, come se qualunque scelta potesse essere giudicata sbagliata: troppo duri o troppo morbidi, troppo presenti o troppo assenti.
Il punto è che la paternità non è un'abilità innata, come non lo è la maternità ovviamente. Non basta ripetere quello che si è visto a casa propria. È una competenza che si costruisce, passo dopo passo, e che oggi non ha più un copione predefinito.
Ecco perché voglio proporti una riflessione: ci sono convinzioni dure a morire sulla figura paterna. Alcuni luoghi comuni che non solo non aiutano, ma rischiano di allontanare i padri dai figli proprio nel momento in cui la loro presenza è più preziosa.

Indice dei contenuti
1. Perché oggi essere padre è più complesso
Trent’anni fa, essere padre significava avere un ruolo preciso: portare lo stipendio e mantenere una certa distanza. Non dico che fosse giusto, ma era chiaro. Oggi no. Oggi ci si aspetta che il padre sia presente, affettuoso, empatico, capace di sostituirsi alla mamma, e anche forte, rassicurante, accudente...
Il risultato? Molti padri si sentono stretti in una morsa di aspettative contraddittorie.
“Se sono al lavoro, sono assente. Se sono a casa, non è mai abbastanza. Se parlo, rischio di sbagliare. Se sto zitto, sembra che non ci sia.”
E allora la tentazione più comune è fare un passo indietro: lasciare che sia la madre a decidere, a gestire i figli. Ma questa rinuncia è una grande perdita in primis per i figli che hanno bisogno della voce paterna, della sua autenticità, dei suoi errori e delle sue riparazioni.
2. I 10 miti da sfatare sulla paternità
Quando parliamo di paternità, ci portiamo dietro un bagaglio di convinzioni che spesso abbiamo assorbito senza neppure rendercene conto. Sono frasi che abbiamo sentito ripetere mille volte che rischiamo di confondere con dei dati di fatto. Ma in realtà se non vengono smontati possono creare distanza tra padri e figli, invece che vicinanza.
Per questo voglio proporti 10 miti molto diffusi sulla figura paterna e mostrarti come possiamo riformularli in chiave più autentica e utile per crescere insieme ai nostri figli.
👉 1. “Meglio poco tempo ma di qualità.” Questa frase è una scusa rassicurante. La relazione con i figli non si costruisce solo nei momenti speciali, ma soprattutto nei frammenti quotidiani: cinque minuti sul divano, un passaggio in macchina, un panino mangiato insieme. Sono queste le tessere che, una accanto all’altra, formano il mosaico della fiducia. La qualità senza quantità è un alibi.
👉 2. “Posso fare l’amicone, tanto ormai è grande.” I preadolescenti cercano complicità, questo è certo. Vogliono un padre che sappia ridere con loro, che si sporchi le mani assieme a loro nel riparare una bicicletta, ma ciò non toglie che devi restare una guida con tutto quello che essere guide prevede, anche la fermezza. La complicità costruisce fiducia, la collusione confonde.
👉 3. “La scuola la gestisce meglio la mamma.” La scuola non è solo compiti e voti. È il teatro delle prime sfide, dei confronti, dei paragoni con i coetanei. Restarne fuori significa perdersi metà della vita di tuo figlio. Anche la tua presenza lì è fondamentale: ai colloqui, alle riunioni, per conoscere parti dei tuoi figli che a casa non mostra ma che esistono.
👉 4. “Parlare di sesso e di emozioni è compito della mamma.” Troppo spesso questo tema viene delegato alle madri. Invece i figli hanno bisogno anche della prospettiva paterna, specialmente i maschi. Sentir parlare il proprio padre di consenso, di rispetto, di fragilità, è un’esperienza che può cambiare profondamente la loro visione delle relazioni.
👉 5. “Mostrare vulnerabilità fa perdere autorevolezza.” Quanti uomini non hanno mai visto i propri padri piangere? Eppure la vera autorevolezza nasce dall’autenticità. Se sai nominare le tue emozioni, anche quelle difficili, mostri ai tuoi figli che la forza non è assenza di fragilità, ma capacità di attraversarla.
👉 6. “Se non uso lo stesso registro della mamma, sbaglio.” Molti padri pensano che la coerenza significhi uniformarsi all’altro genitore. In realtà, è proprio nella diversità che i figli trovano ricchezza. Non serve imitare, serve essere autentici. Ciò che conta è avere la stessa direzione educativa, anche se con voci diverse.
👉 7. “Il mio compito principale è garantire stabilità economica.” Certo, il lavoro conta. Ma i figli non misurano l’amore in base ai regali ricevuti, bensì al tempo che sentono condiviso. Se i tuoi valori mettono la famiglia al primo posto, chiediti: quanto spazio reale dedico a loro nella mia agenda?
👉 8. “Un ceffone ogni tanto non ha mai fatto male a nessuno.” È una convinzione durissima da scardinare. Ma la verità è che la violenza, anche se minima, insegna solo a prevaricare. Non c’è apprendimento nella paura. I figli crescono grazie alla coerenza, alla logica delle conseguenze e alla capacità dei genitori di riparare, non grazie alle botte.
👉 9. “Se mostro fragilità perdo autorevolezza.” Qui torno a sottolinearlo, perché è forse il mito più potente. Non mostrare mai le proprie emozioni rende i figli soli davanti alle loro. Un padre che sa dire “oggi sono stanco, ho bisogno di un abbraccio” insegna che la vulnerabilità è forza.
👉 10. “A me hanno insegnato così, quindi va bene anche per mio figlio.” Questo è il mito più subdolo. Ripetere ciecamente i modelli del passato rischia di creare distanze enormi, perché il mondo di oggi non è quello di allora. Non si tratta di buttare via tutto, ma di scegliere cosa tenere e cosa trasformare. Il territorio è cambiato, servono nuove mappe.
3. Il coraggio di costruire la propria identità di padre
Essere padre oggi non significa recitare un ruolo, ma avere il coraggio di costruire la propria identità. Non perfetta, non già scritta, ma autentica. È un lavoro sartoriale fatto di tentativi, errori e riparazioni.
Il punto non è diventare padri perfetti, ma padri presenti, capaci di stare accanto ai figli con quello che hanno da dare.
4. Conclusione: piccoli gesti che fanno la differenza
Come avrai capito la paternità non si gioca tutta nei gesti eclatanti, ma nei dettagli ordinari. Piccoli gesti fatt con sincerità e una presenza costante ma discreta.
Sono questi il genere di ricordi che costruiscono un'attaccamento sicuro nei tuoi figli.
5. Fonti e approfondimenti
So che questi temi non si esauriscono in un articolo. La genitorialità è un viaggio che richiede tempo, riflessione e strumenti pratici. Per questo ho preparato alcuni materiali che possono accompagnarti nel tuo cammino:
Si tratta di uno strumento pratico che ti aiuterà a riflettere sul tuo modo di essere padre: quali risorse hai già, quali desideri rafforzare, quali modelli vuoi trasformare.
Un percorso di 90 giorni, fatto di una mail al giorno, che ti accompagna a ripercorrere la tua storia, riconoscere i modelli che hai ereditato e decidere chi vuoi essere come genitore.Finora lo hanno intrapreso soprattutto mamme, ma io sogno che anche i padri trovino in queste pagine uno specchio e uno spazio per scrivere la propria identità.
Perché essere padre oggi non significa avere tutte le risposte.Significa avere il coraggio di cercarle.
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