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Attaccamento e preadolescenza.

Il legame che ci forma, ci accompagna e ci trasforma.


Il modo in cui ci relazioniamo con chi amiamo (partner, amici, colleghi, figli) non è mai del tutto casuale. Spesso segue traiettorie invisibili che si sono tracciate molto presto nella nostra storia, fin dai primi legami di accudimento. È qui che nasce il nostro stile di attaccamento: un modello interno che ci guida, a volte senza che ce ne accorgiamo, nel modo in cui chiediamo amore, gestiamo i conflitti, offriamo o rifiutiamo vicinanza. Questo stile, anche quando non è funzionale, tende a ripetersi: se non viene riconosciuto e trasformato, può facilmente passare da una generazione all’altra, influenzando il modo in cui ci relazioniamo con i nostri figli. Ecco perché comprendere il proprio attaccamento non è solo un atto di consapevolezza personale, ma anche un dono che possiamo fare ai nostri figli.

come spiegare la guerra ai preadolescenti
che tipo di stile di attaccamento hai?


Indice dei contenuti


1. Introduzione: quello che non si vede

Ci sono comportamenti che osserviamo nei nostri figli e che ci spiazzano.

Una figlia che sembra chiudersi sempre di più, che non chiede mai aiuto. Un figlio che cerca conferme continue, che ha paura di sbagliare, di deludere, di essere lasciato solo.

Spesso ci fermiamo a interpretare questi segnali in superficie: “è una fase”, “è il suo carattere”, “è solo insicuro”. Ma c’è molto di più.

Quello che vediamo oggi nel loro modo di relazionarsi — con noi, con i pari, con il mondo — è l’esito di una storia. Una storia affettiva che non inizia oggi. E che, spesso, si intreccia in modo invisibile con la nostra.


2. Cos’è davvero l’attaccamento

L’attaccamento è il nostro primo modo di amare e di sentirci amati. Non si costruisce solo con le parole, ma con la qualità delle risposte ricevute nei momenti di bisogno. Quando eravamo piccoli, nei momenti di paura, malattia, fragilità... qualcuno c’era?

Quella persona era presente non solo fisicamente, ma anche mentalmente, emotivamente? Ci faceva sentire visti, accolti, protetti?

Da queste prime esperienze impariamo “come funziona l’amore”: se è affidabile, se è condizionato, se bisogna meritarlo o nasconderlo. E quelle regole non restano nel passato. Ci accompagnano. Influenzano il modo in cui, oggi, stiamo in relazione: come partner, come amici, e soprattutto… come genitori.


3. Gli stili di attaccamento in chiave genitoriale

La ricerca ha identificato quattro grandi stili di attaccamento. Nessuno di noi è “solo” uno stile, ma riconoscerci può aiutarci a prenderci cura delle nostre relazioni.

  • Attaccamento sicuro: Il genitore è presente, regolato, empatico. Contiene le emozioni del figlio senza esserne travolto, protegge e consola. Il figlio può esplorare, sbagliare, tornare. E sente di avere un posto nel mondo.

  • Attaccamento evitante: Il genitore svaluta o ignora le emozioni. Il figlio impara a fare da solo, a non chiedere, a non fidarsi. Appare autonomo, ma è chiuso, distante, spesso rigido.

  • Attaccamento ansioso-ambivalente: Il genitore è molto coinvolto ma anche instabile, ansioso. Alterna iper-vicinanza a sfiducia. Il figlio si sente responsabile dell’umore del genitore e sviluppa una dipendenza affettiva.

  • Attaccamento disorganizzato: Qui c’è spesso un’esperienza traumatica. Il genitore è spaventante o spaventato, non distingue i propri bisogni da quelli del figlio. Il bambino cresce in uno stato di allerta, senza sapere mai se può fidarsi.


4. Come si manifesta l’attaccamento in preadolescenza

Durante la preadolescenza, l’attaccamento “si vede” nei comportamenti.

  • I ragazzi con attaccamento sicuro chiedono aiuto, esprimono le emozioni, sperimentano con fiducia.

  • Quelli evitanti appaiono freddi, distaccati, fanno tutto da soli e rifiutano la vicinanza.

  • Quelli ansiosi-ambivalenti vivono nel bisogno di approvazione, cercano costantemente conferme e temono l’abbandono.

  • Chi ha uno stile disorganizzato può oscillare tra iper-vicinanza e chiusura, mostrare ansia intensa o regressione.

Osservarli senza giudizio è il primo passo per comprenderli.Ma anche per riconoscere — con delicatezza — ciò che si muove dentro di noi.


5. Riconoscere le nostre ferite, trasformare i legami

La buona notizia è che l’attaccamento non è un destino immutabile. Come adulti, possiamo diventare più consapevoli. Possiamo esplorare la nostra storia affettiva, riconoscere i pattern che ci limitano, imparare a rispondere ai nostri figli con più presenza e meno reattività.

Non per diventare genitori perfetti. Ma per essere basi sicure.

Fari nel porto a cui le nostre barchette possono far ritorno.

Quelle che trasmettono: “Puoi allontanarti e mi troverai sempre qui”.


6. Conclusione: la base sicura che possiamo diventare

Costruire un attaccamento sicuro oggi è un dono che dura nel tempo.

È dire al proprio figlio: “Puoi essere te stesso, anche nei giorni difficili.” “Non devi essere perfetto per essere amato.” “Le relazioni possono essere un porto sicuro.”

Quando seminiamo questo tipo di fiducia, offriamo molto più che educazione: offriamo radici. E ali.


7. Risorse consigliate

  • Byng-Hall, J. (1998). Le trame della famiglia.

  • Beebe, B., Lachmann, F. (2021). Le origini dell’attaccamento.

  • Barone, L. (2011). La valutazione dell’attaccamento in età adulta.

  • B. Vecchiato, M. G. Di Blasio (a cura di). (2003). L’attaccamento: dal comportamento alla rappresentazione

  • Puntata 34. Podcast Adolescenza Consapevole

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